Il Centro Studi Don Bosco dell'Università Pontificia Salesiana e la Visitatoria Maria Sede della Sapienza organizzano la presentazione del volume "I sogni di don Bosco: esperienza spirituale e sapienza educativa". L'evento si terrà lunedì 12 marzo alle 19:00 nell'aula A02 dell'Ups. L’incontro sarà aperto dal Rettore Magnifico Mauro Mantovani e concluso dal Visitatore don Eugenio Riva. Seguiranno tre relazioni: il prof. Aldo Giraudo presenterà lo stato degli studi sui sogni di don Bosco; il prof. Andrea Bozzolo sintetizzerà i risultati della ricerca multidisciplinare e ne illustrerà l'approccio teologico, infine, il prof. Michal Vojtáš si concentrerà su alcuni aspetti dell'uso educativo dei sogni da parte del Santo . Il volume, pubblicato nella collana del Centro Studi don Bosco dell'editrice LAS, raccoglie i contributi di venti studiosi, sul tema del sogno e sulle caratteristiche particolari del fenomeno in San Giovanni Bosco, fondatore della Famiglia Salesiana. Qui il Link per acquistare il volume on line.
Il volume contiene una serie di saggi dedicati a studiare, con diversi approcci e da molteplici punti di vista, i sogni di don Bosco. Il tema ha molti motivi d’interesse, perché i sogni ebbero un ruolo di rilievo nella vita del santo dei giovani, illuminando le sue imprese apostoliche e sostenendone lo sviluppo.
Il sogno però non è un tema semplice da affrontare, perché per sua stessa natura si presenta come un’esperienza sfuggente, difficile da inquadrare sul piano teorico e da interpretare sul piano esistenziale. Non è possibile, dunque, studiare i sogni di don Bosco senza chiedersi quale sia la consistenza del fenomeno onirico, quale valore gli si possa attribuire come fonte di conoscenza, quale rilevanza possa vere nella vita di fede e nell’esperienza di Dio.
I saggi raccolti in questo libro si sono confrontati in molti modi con queste domande, considerandole una preziosa opportunità per superare il pregiudizio razionalistico che identifica la realtà dell’esperienza con la consapevolezza della percezione, riducendo gli spazi della coscienza ai confini della vita diurna. Il tempo del sonno non è semplicemente un “buco nero” della coscienza, ma l’immersione in una forma “altra” di esperienza, nel chiaroscuro di immagini, emozioni, intuizioni in cui il mondo ci parla e in cui co può parlare anche Dio.
I testi che la tradizione salesiana ha tramandato possono dunque essere accostati con equilibrio e rigore, evitando semplificazioni indebite e atteggiamenti prevenuti. Ne emerge un quadro complesso e affascinante, che attesta la profondità con cui don Bosco si è lasciato condurre dallo Spirito del Signore per vie che mai avrebbe immaginato e l’abilità con cui ha saputo utilizzare il racconto dei sogni come prezioso strumento educativo.
I saggi raccolti nel volume sono frutto di un progetto di ricerca interdisciplinare, che si è avvalso di competenze molteplici e ha consentito ai partecipanti “un graduale avvicinamento alla comprensione del fenomeno e una costante integrazione dei rispettivi punti di vista”. Scrive, nell’introduzione, il coordinatore della ricerca e curatore del volume prof. Andrea Bozzolo:
Le competenze che hanno contribuito alla maturazione della ricerca, anche quando non si sono tradotte in un elaborato confluito nel volume, hanno spaziato dalla psicologia alla filosofia, dall’ecdotica delle fonti all’esegesi biblica, dall’analisi letteraria alla patrologia, dall’etnologia alla pedagogia, dalla storia della spiritualità alla teologia sistematica e spirituale. Attraverso l’ascolto reciproco, i partecipanti al seminario hanno sperimentato un graduale incremento nella comprensione delle molteplici dimensioni del tema che era al centro della riflessione comune. Pur mantenendo ciascuno la peculiarità del proprio approccio disciplinare e l’autonomia di giudizio critico, sono però gradualmente emerse alcune acquisizioni condivise, che hanno costituito in qualche modo i criteri fondamentali della ricerca comune:
- la necessità di un’attenta lettura critica delle fonti e di una ricostruzione della genesi dei testi analizzati; ove questo non sia ancora possibile, i sogni non sono divenuti oggetto di analisi specifica, ma di una lettura trasversale che nell’insieme si ritiene restituisca in modo sostanzialmente fedele l’immaginario di don Bosco;
- l’importanza di considerare il contesto sociale, storico, religioso come pure il momento esistenziale entro cui i singoli sogni si collocano, così da non accostarli come fatti isolati e portatori di un senso in sé concluso;
- l’esigenza di prestare attenzione al modo in cui don Bosco racconta i sogni, a seconda che ne faccia un uso prevalentemente educativo, enfatizzando gli aspetti didascalici nell’educazione dei ragazzi o nella formazione dei confratelli, oppure li confidi come fenomeni peculiari a una cerchia riservata o all’autorità ecclesiale;
- l’opportunità di un approccio fenomenologico all’esperienza onirica, che superi le strettoie del riduzionismo razionalistico;
- l’adesione ai criteri tradizionali di discernimento circa i fenomeni straordinari nella vita dei santi e la necessità di interpretare il loro messaggio secondo il paradigma dell’attestazione biblica e del suo coerente sviluppo nella tradizione ecclesiale;
- la validità dell’approccio che considera tali fenomeni straordinari nell’orizzonte del carisma profetico (ossia come imperativi per la vita ecclesiale) piuttosto che sul versante rivelativo (ossia all’interno della problematica delle cosiddette “rivelazioni private”).
La visione complessiva che è stata fin qui sinteticamente delineata giustifica l’articolazione dei saggi presenti nel volume.
Il primo contributo, di Luisa De Paula, affronta sotto il profilo filosofico la questione del sogno con la competenza che deriva da una prolungata frequentazione della materia e di una non comune sensibilità fenomenologica per l’argomento. Il saggio intende mostrare come il sogno possa essere inteso solo se assecondato nella sua originalità costitutiva, poiché «l’esperienza onirica ci apre le porte ad una dimensione altra, più ambigua e sfumata, meno uniforme e meno realistica, ma non per questo meno reale rispetto a quella di cui facciamo esperienza a mente sveglia». Sullo sfondo di una sintetica presentazione dell’evoluzione del pensiero occidentale sull’argomento, De Paula dedica particolare attenzione a due momenti decisivi del rapporto tra filosofia e sogno: il sogno di Socrate, di cui narra Platone nel Fedone, e il sogno (seriale) di Cartesio. Entrambi si pongono all’alba di due grandi archi del pensiero occidentale, segnalando l’irriducibilità del pensiero – anche il più metodico e rigoroso – alla pura lucidità deduttiva. Ogni speculazione sui significati affonda le sue radici in quel mondo del “senso” cui il sogno appartiene.
Segue una serie di quattro studi che documentano la rilevanza del fenomeno onirico nel mondo biblico e nella letteratura patristica.
Michelangelo Priotto propone la rilettura di uno dei cicli del Primo Testamento in cui il tema del sogno e della sua interpretazione ha indubbiamente maggiore rilevanza: il ciclo del patriarca Giuseppe. I sogni di Giuseppe – o quelli che egli interpreta – acquistano il loro significato solo entro il cammino di fede che Dio gli fa compiere. Sono dunque momenti di rivelazione del progetto divino: non però nella forma di una comunicazione immediata, bensì come segni che orientano il cammino dell’uomo umile, che si apre alla luce dell’interpretazione attraverso la pazienza della fede.
Nella stessa direzione Marco Pavan illustra il significato del sogno di Gedeone, un episodio apparentemente marginale nella storia sacra, ma in realtà paradigmatico nella sua modalità di rappresentazione del sogno e della sua interpretazione. Anche nel caso del madianita, «la comunicazione onirica appare non tanto una fotografia del futuro quanto una parola da intendere e da “ascoltare” per poter poi plasmare il futuro in accordo alla volontà divina». Il sogno nella Scrittura non ha quindi alcun tratto deterministico, ma s’inscrive in quella singolare forma di cooperazione tra Dio e l’uomo che è lo statuto della fede biblica. Il tema del sogno fa la sua comparsa anche nel Nuovo Testamento, assumendo, com’è ovvio, una concentrazione cristologica.
È il caso dei celebri sogni di Giuseppe, lo sposo di Maria, su cui si concentra il contributo di Marco Rossetti. Attraverso gli strumenti dell’analisi semantica e narrativa, l’autore mostra come i sogni di Giuseppe di Nazaret si pongano in quella prospettiva di compimento del piano divino che è tipica del Vangelo di Matteo e, mentre contribuiscono ad illuminare l’identità dell’Emmanuele, orientano il comportamento dell’uomo giusto chiamato ad assumere una peculiare missione a suo servizio. Ancora una volta, dunque, il sogno rimanda all’obbedienza della fede, sollecitandola e richiedendola come spazio entro cui soltanto può rivelarsi il suo senso.
L’atteggiamento aperto e insieme prudente che la Scrittura ha nei confronti di comunicazioni divine attraverso la visione onirica, unito alla rigorosa censura verso ogni forma di oniromanzia, è fatto proprio dai Padri della Chiesa. È ciò che documenta Cristian Besso, nel saggio dedicato al sognocome elemento letterario e spazio teologico nella letteratura patristica.
Sullo sfondo di questi contributi, i saggi successivi si cimentano direttamente con i sogni di don Bosco. Tre saggi introducono nella questione sotto profili complementari.
Aldo Giraudo ripercorre la lezione dei più eminenti studiosi salesiani che si sono cimentati con l’argomento: Desramaut, Stella, Braido, Jiménez, Lenti, identificando la peculiarità del loro approccio al tema e riproponendo opportunamente le preziose indicazioni metodologiche che si possono apprendere dalla loro indagine, per accostare il fenomeno con rigore storiografico e attenzione critica.
Ezio Bolis segnala la necessità di inquadrare le peculiari visioni oniriche di don Bosco entro il contesto sociale, ecclesiale e spirituale della sua epoca. L’ambiente culturale in cui don Bosco vive e di cui condivide preoccupazioni e domande, è molto più che una “cornice” esterna alla sua esperienza spirituale, ma gli fornisce temi, forma, linguaggi senza cui essa non prenderebbe corpo. È proprio assumendo con serietà il rilievo di tale appartenenza, che la teologia può far meglio emergere ciò che nella vita di un santo va “oltre” la propria epoca e tende a costituirsi come “rottura” e superamento di quel contesto.
Il saggio di Matteo Bergamaschi, infine, accosta le testimonianze relative ai sogni assumendole come testi letterari, con l’intenzione di fare emergere l’originale figura di immaginario che è presente in essi. L’autore, specializzato nell’ambito della ricerca filosofica, si avvale qui della lezione di Gaston Bachelard (1884-1962) e attraverso l’analisi della sintassi simbolica presente nei resoconti dei sogni, giunge a identificare una possibile “topica” dell’immaginario donboschiano, evidenziandone i tratti più caratteristici e i simboli più rappresentativi.
Segue una serie di saggi dedicati a studiare alcuni sogni di don Bosco o alcuni temi ricorrenti in essi.
Andrea Bozzolo concentra la sua attenzione sul celebre sogno dei nove anni, affrontando anzitutto le complesse questioni ermeneutiche che bisogna attraversare per un corretto approccio al testo che lo tramanda e proponendo poi una lettura teologica, sullo sfondo dei grandi temi biblici che sono operanti nell’immaginario del fondatore.
Stefano Mazzer accosta una delle testimonianze più preziose che abbiamo circa l’origine dell’Oratorio e della Congregazione. Chiamandole “visite”, don Bosco stesso allude alla loro eccedenza rispetto a un semplice evento onirico e lascia intendere che debbano essere accostate come vere e proprie “visioni immaginative” che l’hanno accompagnato nei momenti più delicati e decisivi della sua fondazione. La quinta di queste visite ha conosciuto un suo particolare sviluppo ed è stata tramandata come sogno del pergolato di rose. Alla lettura della ricchissima simbolica spirituale operante in esso l’autore dedica la seconda parte del suo saggio.
L’analisi di temi ricorrenti nei sogni è inaugurata dal saggio di Roberto Carelli che studia i sogni connessi con la missione di don Bosco nel sacramento della Confessione. Sulla scorta di una solida riflessione sul mistero del male e sulla sua oscurità, che rende impossibile ricondurlo a una logica delucidazione, l’autore mostra la pertinenza teologica della simbolica del male e della pedagogia della virtù che si dispiega nelle visioni oniriche del prete di Valdocco e la peculiare pedagogia sacramentale entro cui gli insegnamenti morali presenti nei sogni trovano la propria originaria e plausibile collocazione.
Linda Pocher sviluppa l’immaginario mariano di don Bosco. Raccontando i suoi sogni mariani, don Bosco consente di intuire il suo rapporto intimo con Maria, sentita come madre benigna che incoraggia, che esorta a proseguire l’opera educativa, che fa balenare un avvenire migliore. Maria appare a don Bosco come la personificazione della Sapienza creata, che insegna ai suoi discepoli ad aprirsi al dono della grazia divina.
L’immaginario escatologico è invece analizzato da Morand Wirth, che ripercorre i numerosi riferimenti alla morte e all’aldilà presenti nei racconti dei sogni, rilevandone i punti di contatto con la concezione dei “novissimi” presente nella religiosità dell’Ottocento e la ricchezza di spunti pedagogici con cui don Bosco sa presentare ai suoi ragazzi la tensione vero il definitivo.
Francesco Mosetto offre poi un’accurata analisi delle citazioni bibliche presenti nel celebre sogno dei dieci diamanti con l’intento di mostrare il rapporto che esiste tra quella che può essere ritenuta un’illuminazione soprannaturale e il ricco thesaurus scritturistico, al quale don Bosco attingeva costantemente nella predicazione e negli interventi educativi, nella corrispondenza privata e negli scritti di indole catechetica o edificanti.
Particolare interesse ha l’approccio ai sogni di don Bosco proposto da Michal Vojtáš alla luce delle sue competenze pedagogiche. Dopo essersi confrontato con il realismo funzionale di Braido e la prospettiva comunicativa di Stella, l’autore integra il loro approccio leggendo la narrazione dei sogni come atto educativo nel suo stesso darsi, così da cogliere il processo dinamico entro cui si colloca ed evidenziarne la storia degli effetti, immediati e remoti. Attingendo alle Cronachette dei primi salesiani, Vojtáš ricostruisce un ricco processo educativo-narrativo fatto d’interpretazione della situazione, accoglienza della chiamata e di opportune applicazioni pratiche.
Gli ultimi studi si pongono principalmente sul versante della recezione dei sogni don Bosco.
Mario Fissore esamina un caso molto interessante, sia sotto il profilo della tradizione del racconto sia sotto quello dell’utilizzo formativo: il caso di don Giulio Barberis, che ebbe un ruolo di primo piano nella registrazione e nella valorizzazione dei sogni, lasciando quattordici quaderni di appunti sui sogni e altro materiale, non ancora studiato. Fissore, lavorando sulle fonti, documenta lo sviluppo della trasmissione del cosiddetto sogno del nastro e di quello del pergolato di rose e l’utilizzo formativo che il Barberis ne fece nelle sue conferenze ai novizi, sviluppandone i ricchi stimoli spirituali e le implicanze ascetico-morali.
La storia degli effetti dei sogni di don Bosco va ovviamente ben al di là della prima generazione. In questo senso Francis Gatterre, mettendo a frutto la sua lunga permanenza in Africa e la sua competenza di etnologo, rileva l’apporto che le tradizioni orali negro-africane possono offrire alla comprensione dell’esperienza onirica di don Bosco.
Michele Ferrero, da parte sua, rilegge il messaggio apostolico e la forza ispiratrice dei sogni missionari del santo alla luce della sua esperienza di salesiano in Cina, con un contributo che ha il carattere della riflessione e della testimonianza.
Infine Natale Maffioli, esperto in storia dell’arte, documenta i tratti salienti dell’iconografia dei sogni di don Bosco, presentando alcune delle opere più significative che hanno tradotto in espressione artistica le sue visioni oniriche. (dalla Presentazione di Andrea Bozzolo).