L'Istituto Storico Salesiano ha pubblicato in forma digitale la pubblicazione di don Ernest Macák con il titolo Dall'altra parte delle sbarre. Il diario dal campo di concentramento dei religiosi in Podolínec (Slovacchia) è già uscito in lingua spagnola dal titolo De la otra parte de las rejas, curata da don Jesùs-Graciliano González SDB (Roma, ACSSA - Varia 5, 2007). Il traduttore Sergio Giuseppe Todeschini scrive nell'introduzione: "Ci è gradito omaggiarla a tale pubblico a due mesi esatti dalla scomparsa del protagonista. A tre anni di distanza dalla beatificazione di un salesiano ungherese vittima del comunismo (István Sándor, 1914-1953) e in attesa della prossima beatificazione di un altro salesiano slovacco (don Titus Zeman 1915-1969) - collaboratore questi di don Macák per il passaggio illegale della frontiera di vari Salesiani slovacchi e pure lui vittima del comunismo - la figura di don Macák, che emerge anche solo dal diario qui pubblicato e dall'epilogo, assurge all’altezza spirituale di tali martiri, pur essendo sopravvissuto per vari decenni alla caduta del comunismo". Link per scaricare il volume.
L’autore del diario Don Ernest Macák nacque il 7 gennaio 1920 a Vištuk, diocesi di Trnava, che all’epoca faceva parte della Cecoslovacchia. Il paese contava a quel tempo circa mille abitanti e distava 325 chilometri da Bratislava. Fece il suo noviziato a Svätý Benadik dal 22 giugno 1935 al 1° agosto 1936, quando emise la sua prima professione religiosa come salesiano. Il 16 agosto 1942, in piena guerra mondiale, emise i voti perpetui. Fatti gli studi teologici, fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1946 e successivamente studiò filosofia e storia all’Università di J.A. Komenský a Bratislava. Il suo lavoro pastorale lo esercitò soprattutto nell'oratorio con i giovani. Quando nell’aprile 1950 fu arrestato con tutti gli altri salesiani, don Macák aveva 30 anni. Era un giovane sacerdote con appena quattro anni di Messa, ed era incaricato spirituale (catechista in terminologia salesiana) nello studentato filosofico dove studiavano 48 giovani salesiani. Si comprende cosi la preoccupazione e l’interesse che mostra nel diario per i Salesiani in formazione.
Dopo la sua fuga dal campo, assunta una nuova identità, riorganizzò la vita religiosa “nelle catacombe” dei giovani salesiani. Nel 1952 fu arrestato e sottoposto a persecuzioni fisiche e psichiche. Si finse pazzo per non rivelare i nomi dei Salesiani. Subì allora trenta elettroshock finché nel 1955 fu lasciato in libertà sotto controllo. Visse tredici anni da contadino pazzo per 15 ore al giorno - pochi sapevano la finzione in atto - finché, approfittando nel momento di libertà che passò alla storia sotto il nome di “Primavera di Praga”, potè fuggire in Italia, a Roma, dove viveva il fratello, pure sacerdote salesiano. Visse otto anni in un convento di suore, finché, ottenuta la nazionalità italiana, fu nominato direttore del collegio slovacco di Roma, mentre continuava l’attiva collaborazione con la Radio Vaticana ed il lavoro di diffusione della buona stampa. Passò poi in Svizzera al servizio degli emigrati slovacchi, finché caduto il muro di Berlino (1989), potè fare ritorno in patria, dove a 73 anni fu nominato Superiore provinciale dei Salesiani slovacchi.
Don Macák si è spento il 13 ottobre 2016 a Cerová (Slovacchia) in una casa di religiose nella campagna slovacca. La commossa celebrazione funebre del 21 ottobre nella Basilica di Maria Addolorata a Šaštín fu presieduta dall’arcivescovo di Bratislava, mons. Stanislav Zvolenský. Don Macák godette di grande e meritato prestigio, sia per le sue qualità personali, sia per la sua solida pietà e le eccellenti doti di governo e di scrittore. Da tutti, e non solo dai Salesiani, è riconosciuto come maestro e guida spirituale. "Il suo comportamento eroico davanti alle dolorose situazioni dovute al sistema totalitario comunista lo hanno trasformato in una figura emblematica dei Salesiani slovacchi" (S. Zimniak). Come scrittore non ha cessato mai di pubblicare libri e articoli di spiritualità e di storia salesiana e religiosa.