Tra i “Testimoni della fede” che val la pena di incontrare (“begegnen”), accanto a Benedetto, Ignazio, madre Teresa, Edith Stein e altri ancora, l’editrice Sankt Ulrich di Augsburg ha voluto presentare anche il nostro Don Bosco e ne ha affidato il compito a un biblista torinese, non salesiano. La cosa non sorprende più di tanto, se si osserva che tra i biografi di don Bosco già ci sono diversi non salesiani: in Italia il card. Carlo Salotti, il dr. C. d’Espinay in Francia, il pastore Walter Nigg in Germania. Mons. Giuseppe Ghiberti è noto al grande pubblico come esperto della Sindone, da molti anni consulente dell’Arcivescovo di Torino che ne è il custode. È professore emerito di Filologia neotestamentaria presso la Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e tuttora professore di S. Scrittura presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale, sezione di Torino.
È stato presidente dell’Associazione Biblica Italiana ed è membro della Pontificia Commissione Biblica. Una così vasta esperienza garantisce a priori la serietà dell’impegno, con cui l’A. ha affrontato un tema che a prima vista non rientra tra i suoi interessi specifici. Grazie anche a un fine senso storico e alla sua dimestichezza con l’ambiente originario, egli ha saputo realizzare un fresco profilo del santo, destinato a una vasta cerchia di lettori.
L’agile volumetto si articola in due parti, dedicate rispettivamente alla vita e all’azione di Don Bosco. Il racconto della vita (pp. 15-85) è scandito in quattro grandi tappe: nascita e formazione; gli inizi dell’Oratorio; gli anni centrali; gli ultimi anni (1870-1888: Lavoro e obbedienza). Il dettato è denso ed essenziale, con poche concessioni al dettaglio e all’aneddoto. La figura di don Bosco risalta bene nel quadro storico, sociale, ecclesiale e culturale della capitale piemontese dell’800: cosa importante per il pubblico tedesco (ma non lo è meno per quello di altri paesi, compresa l’Italia!). Tra le fonti sono privilegiate le Memorie dell’Oratorio di san Francesco di Sales dal 1815 al 1855. Le note marginali segnalano l’utilizzazione della letteratura specialistica: P. Braido, P. Stella, F. Desramaut, A. Giraudo, N. Cerrato. Il giudizio storico appare sempre empatico ed equilibrato (ad es. per quel che riguarda i rapporti tra don Bosco e i vescovi torinesi).
La seconda parte (pp. 87-128) presenta l’azione (das Wirken) del santo in quattro capitoletti, intitolati rispettivamente: il prete; l’educatore; lo scrittore; il santo. Qui il dettato si fa ancora più denso e sintetico, ma – appunto per questo – prezioso: la sinteticità consente all’A. di scolpire le dimensioni essenziali della personalità carismatica di don Bosco, che risalta imponente nel panorama movimentato del suo tempo investendo il futuro con la forza di una profezia sempre attuale. Se un appunto e un suggerimento si può avanzare, sarebbe di mettere meglio a fuoco la spiritualità del santo, riprendendo alcuni accenni disseminati fin dalla prima parte, ma che meritano di essere sviluppati e minimamente illustrati. Come appendice è riportata per intero la celebre lettera da Roma del 10 maggio 1884, documento impareggiabile della pedagogia e dello spirito del nostro santo. Segue una breve bibliografia ragionata, che orienta il lettore desideroso di approfondire la sua conoscenza di don Bosco.
Non si può che essere grati all’A. per questa fatica, che testimonia l’attaccamento a don Bosco del clero diocesano, in seno al quale è fiorito. Gli auguriamo che incontri la meritata attenzione sia nei paesi di lingua tedesca, sia – perché no? – in altre aree linguistiche attraverso buone traduzioni.
Francesco Mosetto